“riCalabria”, il progetto per cambiare la regione

Corriere della Calabria
27/04/2019

Presentata a Catanzaro l’iniziativa di GOEL e Comunità Progetto Sud. Don Panizza: «Serve democrazia partecipativa» Pif: «Tocca a noi diventare antimafia».

CATANZARO – è stato presentato a Catanzaro “riCALABRIA”, il progetto promosso dal gruppo cooperativo GOEL e dalla Comunità Progetto Sud «che hanno deciso di allearsi – è detto in un comunicato - per il cambiamento della Calabria».

Don Giacomo Panizza, presidente di Comunità Progetto Sud e Vincenzo Linarello, presidente di GOEL, hanno illustrato il progetto e i presupposti che l’hanno generato, presenti l’attore e regista PIF ed il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, delegato della Conferenza Episcopale Calabra per la Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro.

«Attraverso il progetto riCALABRIA abbiamo pensato di promuovere l’utilizzo di metodologie che mettano in campo il confronto creativo e la cosiddetta democrazia partecipativa» ha spiegato Don Giacomo Panizza. «Un buon governo del territorio, che riconosca e rispetti la sovranità della società civile, si fonda e si costruisce su un patto di sussidiarietà che non si esaurisce con le elezioni. Abbiamo il diritto di voltare pagina attraverso un nuovo modello di governance in cui la società civile non venga ostacolata, ma abbia un ruolo attivo nell’elaborazione di progetti e di percorsi di cambiamento e nell’attuazione degli stessi».

Secondo Vincenzo Linarello «il grande equivoco sulla democrazia è pensare che basti il voto libero e il suffragio universale perché essa sia compiuta, con il voto che diventa una delega in bianco di sovranità, indiscutibile fino alle successive consultazioni elettorali. Non è così» ha sottolineato. «Perché la democrazia sia effettiva serve anche l’equità sociale ed economica nonché la partecipazione attiva della società civile al governo dei territori e alla soluzione dei problemi».

«Il recinto dell’antimafia in genere – ha sostenuto Pif - fa comodo, è arrivato il momento di diventare noi stessi i leader dell’antimafia e non delegare l’impegno. Chi pensava 30 anni fa chi pensava che si potesse cambiare la Sicilia? Eppure è successo. Io un’antimafia così costruttiva e concreta in Sicilia non l’ho mai vista».

«La necessità di diventare protagonisti del proprio futuro senza attendere risposte dall’alto» è stata sottolineata da monsignor Oliva, secondo il quale «dietro il cancro della criminalità organizzata ci sono tante ferite, fragilità e povertà, occorre partire da quelle per dare risposte concrete senza equivoci. La Chiesa può fare molto, rimanendo fedele al messaggio evangelico e abitando i problemi della gente».